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venerdì 29 novembre 2013

"Italia di ieri e di oggi".
Sembra scritta oggi, calza perfettamente con i fatti di oggi, ma è vecchia di sette secoli, è stata scritta verso il 1320.

«Ahi serva Italia»: appassionata sferzata di Dante.
La grandezza dell’Italia nel passato e la penosa situazione che ha sotto gli occhi portano Dante Alighieri a una violenta invettiva contro il Bel Paese. Nel canto VI del Purgatorio, l’affettuoso incontro di due concittadini mantovani, Sordello e Virgilio, suscita in Dante una amara e spietata apostrofe contro l’Italia del suo tempo, terra di tiranni, di dolore e di malcostume, simile a una nave senza capitano nel mare in tempesta. Gli abitanti di una stessa città si odiano e si dilaniano e non c’è pace in nessuna zona. L’opera dell’imperatore Giustiniano, che aveva dato adeguate leggi all’Italia, risulta inutile, perché le leggi non  vengono fatte rispettare. Gli ecclesiastici, invece di dedicarsi alle cose sacre, si appropriano del potere laico, in mancanza dell’autorità politica voluta da Dio stesso per tenere a freno l’Italia, simile a una cavalla selvaggia  ...
Manca l’autorità imperiale, perché Rodolfo d’Asburgo e suo figlio Alberto non si interessano dell’Italia, giardino dell’Impero. Dante invita quindi il loro successore, Enrico VII di Lussemburgo, a venire a vedere la discordia che regna in Italia, un paese che, come una sposa abbandonata, lo attende piangendo notte e giorno. Sembra che anche Cristo l’abbia dimenticata, forse per un bene maggiore futuro. L’invettiva contro l’Italia si conclude con una ironica sferzata a Firenze, che fa leggi che non durano da ottobre a novembre.
La sferzata all’Italia nasce da uno sconfinato amore del poeta fiorentino per quello che proprio lui ha definito Il Bel Paese. “Che Dante non amasse l’Italia – spiega Ugo Foscolo – chi mai vorrà dirlo? Anch'ei fu costretto, come qualunque altro l'ha mai veracemente amata, o mai l'amerà, a flagellarla a sangue, e mostrarle tutta la sua nudità, sì che ne senta vergogna. (da Discorso sul testo del poema di Dante).
L’Italia (umile) sognata da Dante ha un modello: Camilla, la leggendaria vergine guerriera, di cui parla il libro XI dell’Eneide di Virgilio. Camilla rievoca le amazzoni Ippolita e Pentesilea, Giuturna la sorella di Turno amata da un dio, la saracena Clorinda, la pulzella d’Orleans Santa Giovanna d’Arco. Emula di Diana, alla quale il padre la consacrò ancora in fasce, Camilla rappresenta il popolo italico che lotta per la propria libertà e Dante le rende onore nella Divina Commedia, ricordandola come la prima martire per la libertà della nostra patria: di quell’umile Italia fia salute / per cui morì la vergine Cammilla” (Inferno, canto I, 106-107). (F.d'A.)
Ma vediamo l’appassionata sferzata dantesca nel Purgatorio.

PURGATORIO
Canto VI - versi 76-151


  Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!

  Quell'anima gentil fu così presta,
sol per lo dolce suon de la sua terra,
di fare al cittadin suo quivi festa;

  e ora in te non stanno sanza guerra
li vivi tuoi, e l'un l'altro si rode
di quei ch'un muro e una fossa serra.

  Cerca, misera, intorno da le prode
le tue marine, e poi ti guarda in seno,
s'alcuna parte in te di pace gode.

  Che val perché ti racconciasse il freno
Iustiniano, se la sella è vota?
Sanz'esso fora la vergogna meno.

  Ahi gente che dovresti esser devota,
e lasciar seder Cesare in la sella,
se bene intendi ciò che Dio ti nota,

  guarda come esta fiera è fatta fella
per non esser corretta da li sproni,
poi che ponesti mano a la predella.

  O Alberto tedesco ch'abbandoni
costei ch'è fatta indomita e selvaggia,
e dovresti inforcar li suoi arcioni,

  giusto giudicio da le stelle caggia
sovra 'l tuo sangue, e sia novo e aperto,
tal che 'l tuo successor temenza n'aggia!

  Ch'avete tu e 'l tuo padre sofferto,
per cupidigia di costà distretti,
che 'l giardin de lo 'mperio sia diserto.

  Vieni a veder Montecchi e Cappelletti,
Monaldi e Filippeschi, uom sanza cura:
color già tristi, e questi con sospetti!

  Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura
d'i tuoi gentili, e cura lor magagne;
e vedrai Santafior com'è oscura!

  Vieni a veder la tua Roma che piagne
vedova e sola, e dì e notte chiama:
«Cesare mio, perché non m'accompagne?».

  Vieni a veder la gente quanto s'ama!
e se nulla di noi pietà ti move,
a vergognar ti vien de la tua fama.

  E se licito m'è, o sommo Giove
che fosti in terra per noi crucifisso,
son li giusti occhi tuoi rivolti altrove?

  O è preparazion che ne l'abisso
del tuo consiglio fai per alcun bene
in tutto de l'accorger nostro scisso?

  Ché le città d'Italia tutte piene
son di tiranni, e un Marcel diventa
ogne villan che parteggiando viene.

  Fiorenza mia, ben puoi esser contenta
di questa digression che non ti tocca,
mercé del popol tuo che si argomenta.

  Molti han giustizia in cuore, e tardi scocca
per non venir sanza consiglio a l'arco;
ma il popol tuo l'ha in sommo de la bocca.

  Molti rifiutan lo comune incarco;
ma il popol tuo solicito risponde
sanza chiamare, e grida: «I' mi sobbarco!».

  Or ti fa lieta, ché tu hai ben onde:
tu ricca, tu con pace, e tu con senno!
S'io dico 'l ver, l'effetto nol nasconde.

  Atene e Lacedemona, che fenno
l'antiche leggi e furon sì civili,
fecero al viver bene un picciol cenno

  verso di te, che fai tanto sottili
provedimenti, ch'a mezzo novembre
non giugne quel che tu d'ottobre fili.

  Quante volte, del tempo che rimembre,
legge, moneta, officio e costume
hai tu mutato e rinovate membre!

  E se ben ti ricordi e vedi lume,
vedrai te somigliante a quella inferma
che non può trovar posa in su le piume,
  ma con dar volta suo dolore scherma

mercoledì 27 novembre 2013

"1:12 e la piramide di Maslow".
In Bocconi, nei primi anni '80, ho studiato la "Piramide di Maslow".
In essa lo psicologo americanorusso teorizza un'architettura dei bisogni umani.

Ripensare alla 1:12 e al fatto che, ad esempio, il capintesta del Credito Svizzero guadagna cifre milionarie nonostante utili e azioni della banca siano crollati, o che l'ex capintesta di Novartis ha chiesto all'ex azienda 72 milioni di franchi per "non spifferare i segreti del mestiere alla concorrenza", fa riflettere sulla deriva dei valori in questa società occidentale.

Abraham Maslow
Liquido questi due personaggi dicendo che, attaccati come sono al pecunio, (al massimo) potranno arrivare al terzo piano della piramide.
*   *   *
Ciò detto passiamo a qualcuno di cui è rimasto traccia:
. Diogene, quello della botte, che non possedeva nulla ma, ciò nonostante, aveva l'ammirazione di
  Alessandro ("Non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene").
. Francesco d'Assisi che capì che, per andar oltre, bisognava spogliarsi di tutto, anche dell'eredità
  lasciatagli dal padre ricco mercante;
. Gesù Cristo che, non avendo conti in banca, si spogliò addirittura... della Vita.
Tutto questo per dire che il ricordo dei due signori sopra non sopravviverà a quello dei loro conti in banca.
*   *   *
Visto che il mondo è (grazie a Dio) vario, ai due poveretti in questione si contrappongono due giganti come il Capitano Luis Pardo Villalón...

Luis Pardo Villalón
e il grande Shackleton, l'Odisseo del XX secolo.



lunedì 25 novembre 2013

"1:12 respinta".
L'affluenza alle urne è stata del 40% e l'ha bocciata il 64% dei votanti (pari al 25% degli aventi diritto al voto). In Ticino l'iniziativa è stata approvata dal 49% di chi si è preso la briga di andare a votare. La piccola Svizzera ha perso quindi l'occasione di mandare un segnale storico, etico, a questo Pianeta. Alla fine ha vinto la campagna allarmistica (meno lavoro, più tasse, apocalissi e catastrofi assortite) della minoranza dominante. Che peccato!


Il mio maggior rammarico sta nel fatto che, da quel che ho letto sulla stampa e visto in TV, i promotori dell'Iniziativa non sono stati capaci di volare alto con i ragionamenti. Non sono riusciti ad allargare l'orizzonte sugli aspetti storici e morali, assoluti e incontrovertibili, insiti nell'Iniziativa.
Mi vien da pensare che, se l'Homo sovieticus è stato cancellato dalla Storia, l'Homo oeconomicus sta portando l'Umanità, e il Pianeta, verso il baratro sociale ed ambientale. Che peccato!

*   *   * 
Cap.8 "Kaos"
(Scena: A Montallegro, nei pressi di Agrigento; Tempi attuali; Personaggi: il generale Bellodi
(il capitano Bellodi... ormai in pensione) di Leonardo Sciascia ne "Il giorno della civetta" e
Don Sebastiano Arena "nipote immaginario" di Don Mariano Arena).

«Generale» disse don Sebastiano «la vittima è spesso il miglior alleato del carnefice. Il popolo non pensa, spesso non vuol pensare, chiede solo una cavezza. Come diceva mio nonno il popolo è pecora e chiede solo una cavezza per essere condotto al pascolo della menzogna».

*   *   *

Sensuale Charlotte


venerdì 22 novembre 2013

"1:12" ovvero l'attacco alla classe media occidentale".
Il punto non sono i milioni che finiscono nelle tasche di questi impiegati di fascia alta. Il vero problema è l'attacco che, da vent'anni, viene portato alla classe media occidentale.
L'attacco al Welfare, la riduzione dei livelli di vita delle classi medie, l'aumento dell'ingiustizia sociale porterà al declino dell'Occidente perchè sempre meno gente avrà accesso all'educazione.


Negli ultimi due secoli l'exploit dell'Occidente ha coinciso con il costante miglioramento delle condizioni di vita della classe media e un suo impoverimento ridurrebbe il serbatoio di provenienza di potenziali geni (che, spesso, provengono dagli strati meno privilegiati della popolazione).

Michael Faraday, Antonio Meucci, Nicolas Tesla e lo stesso Albert Einstein, alla fin fine, non erano manager iperpagati nè figli di alti impiegati superpagati anche perchè, fino a vent'anni fa i manager superpagati non esistevano.


Nessun finanziere ha mai inventato alcunchè di utile per l'umanità (non penso a grandi cose, mi limito a pensare all'acqua corrente, al cesso in camera, alla lavatrice, alla lavastoviglie...) nè cose un pò più complesse (motori elettrici, pompe per acqua, elicotteri del socccorso aereo, chirurgia neonatale, pennicilina, etc... etc...). E' sempre la stessa storia: gli ingegneri sfarfallano da un'invenzione all'altra. Azzecagarbugli, politicanti e finanzieri assortiti ci fan la cresta.



mercoledì 20 novembre 2013

"1:12 e Il Guado".
Nel mio primo libro, "Il Guado", affrontai (era il 2011) il problema dell'ingiustizia sociale insita negli stipendi spudoratamente alti dei dirigenti delle grandi aziende occidentali. Il problema, prima di essere economico, politico o sociale è squisitamente etico.
Fino al 1984 il capo di una grande azienda svizzera guadagnava circa 6 volte più di un normale collaboratore. Nel 1998 il rapporto era salito a 13. Nel 2011 è balzato a 43. In Asia, per ragioni culturali, la forbice fra stipendi massimi e minimi è, ancora oggi, molto più limitata.

Iniziativa 1 : 12
A costo di apparire surreale, credo che i primi beneficiari di un tetto massimo nelle retribuzioni possano essere... gli stessi manager. I loro deliri di onnipotenza diminuirebbero (caso Vasella per tutti), e i "livelli di umanità" salirebbero (forse). Surreale? Forse!
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Cap.6 "Catai"
(Scena: Appartamento in fabbrica, Zhu Hai, China; Tempi: attuali; Personaggi: Xi Rong: imprenditore cinese, Personaggio narrante).

"La Cina di Mao era malata», biascicò Xi Rong, «Deng ha iniettato il vaccino, le Zone Economiche Speciali, e solo vent’anni dopo, grazie ai nostri cinquemila anni di storia che covavano sotto la cenere, siamo diventati ricchi. Non tutti, ma molti. Molti hanno adesso di che vivere, molto più di prima. Per dirla da tecnici, abbiamo temprato la Cina. Oggi la Cina è dura, compatta fuori, ma anche fragile dentro. Forte fuori, a rischio di frattura dentro. Se i Mandarini di Beijing non vogliono che si spezzi in mille monconi dovranno usare gli occhi della mente, dovranno effettuare un trattamento di “rinvenimento”, rise stanco, da ubriaco, “come si fa con gli acciai, un bel trattamento termico per ridurre le tensioni nel paese, perché non si spezzi. Dovranno ridurre i conflitti fra le provincie ricche della costa e quelle povere dell’interno. Quelle fra i ricchi come me e i poveri come tanti. Fra quelli che hanno un futuro e quelli che non lo vedono neanche col cannocchiale. Forse è per questo che Beijing ha imposto alle grandi aziende statali dei tetti massimi per gli stipendi degli alti dirigenti e, credimi, con quegli stipendi e tutti gli altri privilegi, la vita qui in Cina diventa più che un paradiso”».
Anche Mr Zong era brillo, ma lui non parlava, ascoltava quel figlio che, per lui, era già una ricompensa.
Anch’io ero quasi brillo, ma non parlavo. Mi disgustava pensare al democratico, civile e immorale Occidente in cui gli stipendi dei presidenti di banche, assicurazioni e industrie potevano arrivare fino a mille, duemila volte quello degli ultimi dipendenti, come se avessero mille bocche ciascuno. Come se dovessero vivere settantamila o centoquarantamila anni. Stipendi e bonus stellari anche per chi, come alcuni ignobili gnomi di Zurigo o New York, avevano trascinato le superbanche sull’orlo del fallimento."



lunedì 18 novembre 2013

"1:12 ovvero la piccola Svizzera e un grande tema".
Ci risiamo: un'altra votazione "epica" in Svizzera. Si tratta dell'iniziativa popolare 1:12 lanciata per limitare, nelle aziende private, il rapporto fra stipendi massimi e minimi.

Iniziativa 1:12
Scorrendo la stampa mi sono accorto che in pochi hanno sottolineato il fatto che si sta parlando, alla fin fine, di retribuzioni di impiegati. Sì perchè, per quanto di fascia alta, si tratta solo di impiegati. Manager, dirigenti, o come li si vuol chiamare, alla fin fine sono degli impiegati, cioè dei salariati = persone che non si assumono rischi di impresa e che percepiscono compensi milionari anche quando combinano immani disastri (brugisser/Swissair; ospel/UBS, per non parlare dei "managers" a stelle e strisce che hanno provocato l'immensa bolla speculativa degli scorsi anni).


Questa moda degli stipendi immorali è recente e di chiara origine US.

*   *   *
La propaganda contro l'iniziativa 1:12 segue il solito cliché: terrorismo psicologico e solenni balle. Un esempio? Quando dovevamo votare per l'adesione all'Unione Europea i favorevoli all'ingresso dipingevano scenari apocalittici, un giorno sì e l'altro anche, nel caso fossimo rimasti fuori. Finì che il popolo svizzero rifiutò (più volte) di entrare nella UE e non successe nulla di catastrofico. Anzi, le cose sono andate per il meglio. La stessa cosa è successa, pochi mesi fa, per l'iniziativa Minder. In quel caso il popolo ha approvato la limitazione dei poteri dei managers nell'autostabilirsi compensi da... favola.

Ma d'altronde, non l'ha detto anche Gesù Cristo che: "E' più facile che un cammello/corda passi per la cruna dell'ago, che un ricco rinunci a raccontar frottole?".
Speriamo che il prossimo fine settimana il popolo svizzero non si faccia cucire bocca e cervello.
Sì, speriamo, sperem!



domenica 17 novembre 2013

"OCSE: in Italia funzionari Pubblica Amministrazione pagati il triplo della media. Stipendi da 480mila euro".
Riporto sotto, tal quale, uno dei tanti articoli apparsi in questi giorni sulla stampa circa l'ennesima infamità italiana. Il danno e la beffa: tasse di livello scandinavo per infimi servizi in salsa italica.

(da "Il Sole 24ore"):
"Fiducia in calo, maxi-stipendi in crescita. I dirigenti della pubblica amministrazione italiana sono i più pagati dell'area OCSE, con una retribuzione media di 650 mila dollari USA: l'equivalente di 483.774 euro. Più di 250 mila rispetto alla Nuova Zelanda, seconda classificata con "soli" 397mila dollari. Quasi tre volte tanto la stessa media OCSE, ferma a 232mila dollari. Lo rivela l'edizione 2013 del Government at a Glance, il report di valutazione e comparazione dei 34 paesi membri dell'istituto parigino. I dati sono riferiti al 2011, un anno prima dell'imposizione del "tetto" di 302.937 euro sui super-emolumenti.
Lo sbalzo è ancora più vistoso se si paragona alle medie registrate negli altri paesi UE. A Parigi, un collega dello stesso grado dirigenziale non guadagna più di 260 mila dollari. In Germania ci si ferma a 231 mila dollari, nella più "generosa" Gran Bretagna il conto è comunque pari a 348 mila dollari. In Norvegia e Finlandia, in vetta a diversi ranking del report per grado di soddisfazione e (nel caso di Olso) fiducia nelle maggioranze di governo, la media oscilla attorno ai 200 mila dollari. E fuori dall'Europa? Due potenze economiche come Corea del Sud e Giappone non pagano i propri dirigenti più di 150mila dollari.
Il report ha anche provato a rapportare gli stipendi dei dirigenti della Pubblica Aministrazione con quelli di colleghi contrattualizzati da società non statali. Il risultato è che, a parità di competenze, un senior manager in forza all'amministrazione pubblica percepisce uno stipendio pari a 3.4 volte tanto quello di un omologo che lavora in un'azienda privata. L'Italia fa "meglio": 7 volte tanto". 


venerdì 15 novembre 2013

"Governanti D e governanti i ".
Ricordo che negli anni '90, viaggiando negli ex Länder comunisti tedeschi, si incontravano cantieri ovunque: strade, tunnel, ponti, tangenziali, scuole, ferrovie. Amalgamare due territori che avevano viaggiato per 45 anni (2 generazioni) su rotte opposte non era, e non è facile.

Se però si va adesso dalle  parti di Dresda, Lipsia, Rostock o in Pomerania, le infrastrutture sono molto migliori di quelle di trent'anni fa e paragonabili a quelle della Germania Ovest. I governanti tedeschi non hanno, insomma, usato l'approccio del "Frecciarossa, freccianera" che in "Italia" va avanti, ininterrottamente, dal 1861.
Se si vuole giocare a poker nel "tavolo dei grandi" (la competizione commerciale mondiale), bisogna disporre di popoli cittadini, non di popoli servi.

I tedeschi, forse anche grazie alla Riforma, l'hanno capito da secoli.
I giapponesi lo capirono a fine '800, quando lanciarono il rinnovamento Meiji e spedirono i loro funzionari in giro per il mondo (missione Iwakura) per imparare a... copiare .
Noi "italiani", quando lo capiremo?
*   *   *
Credo inoltre che, tedeschi e giapponesi, non "trasformarono" i loro popoli da servi in cittadini solo per spirito di bontà, ma per volontà di indipendenza e per potersi sedere a giocare al tavolo giusto.
La Storia, a conoscerla, insegna sempre qualcosa.

mercoledì 13 novembre 2013

"Frecciarossa, Freccianera...".
A saper guardare, certe cose sono sotto gli occhi di tutti i giorni.
Date un'occhiata alla "rete" Frecciarossa (idem per l'Italo Treno). Cosa notate? Cosa vedete a sud di Napoli e Ancona?  Il vuoto, il deserto! 

Un'Italia di serie A al Nord: collegamenti veloci e treni moderni.
E un'Italia di serie Z al Sud: per l'appunto il deserto, il deserto ferroviario (e non solo).
La desolazione dell'inefficienza e dell'abbandono.

Produrre al Sud, con uno Stato assente, spesso torvo e nemico, è incommensurabilmente più difficile che produrre in un Paese civile dotato di infrastrutture e ricco di un'amministrazione efficiente. 

Chapeau, quindi, agli imprenditori meridionali, onesti, e di successo.

Chapeau perchè, anche se pochi, esistono. Esistono, per fortuna... e tanto coraggio.



lunedì 11 novembre 2013

"Martiri e avvoltoi".
Alcuni giorni fa, in internet, ho trovato una pubblicità elettorale in cui gianfranco fini faceva uso della foto di Jan Palach per un foglietto elettorale del suo partitello. fini è un avvoltoio senza ritegno pronto a beccare anche su tragedie come quelle di Jan Palach e Jan Zajíc, martiri suicidi, nell'inverno del '69, per protesta contro l'occupazione sovietica.

Jan Palach, Praga, 16 gennaio 1969
« Mamma, papà, fratello e sorellina! Quando leggerete questa lettere sarò già morto o molto vicino alla morte. So quale profonda ferita provocherò in voi con questo mio gesto, ma non preoccupatevi per me... Non lo faccio perché sono stanco della vita, ma proprio perché la apprezzo. E la mia azione ne è forse la migliore garanzia. Conosco il valore della vita e so che è ciò che abbiamo di più caro. Ma io desidero molto per voi e per tutti, perciò devo pagare molto [...] » (Jan Zajíc, lettera ai familiari, febbraio 1969).


Il signor fini, pur trombato alle elezioni del febbraio 2013, continua invece a restare avvinghiato ai privilegi di una casta che ha portato l'Italia al disastro. Vergogna!

Elezioni febbraio 2013: Assegni di fine mandato per non eletti
 Oggi è San martino di Tours,
quello del poverello e del mantello.

venerdì 8 novembre 2013

"Parolai e talk show".
Da decenni l'Italia è sommersa da un diluvio di talk show in cui si parla e si straparla di tutto e su tutto. A volte senza competenza, spesso in modo sguaiato.

Se i miglioramenti sociali fossero legati agli sproloqui mandati in onda, l'Italia sarebbe ai vertici di tutte le classifiche (positive) immaginabili. Invece no: parole e menzogne. Da 68 anni nient'altro che parole e menzogne. Menzogne e parole che negano l'evidenza, uccidono la speranza e affossano il Paese.

L'Italia è ricca di gente onesta e in gamba, ma il Paese non migliora perchè il sistema è progettato per respingere i migliori ed attrarre i peggiori, spesso senza arte nè parte come diceva Leonardo Sciascia. Il Paese non migliora perchè chi sta ai posti di comando non ha la rettitudine morale per lavorare per il bene del Paese, non ha l'intelligenza per capire che la guerra per bande porta solo al disastro, non ha la competenza per pensare, progettare o almeno copiare da chi sa far meglio di noi.

Quando i disperati non riescono a trovar lavoro, ottenere giustizia, farsi ascoltare neanche dopo essere, o non essere, andati a votare... cosa resta? Restano le molotov, le bombe, i Kalashnikov o le P38? Assolutamente no! Con la violenza non si ottiene nulla, non si costruisce nulla. Lo insegna la Storia e lo conferma la Scienza perchè con la violenza si aumenta solo il disordine dell'Universo. Proprio come non si costruisce nulla con la disonestà, la stupidità e l'ingordigia di chi è avvinghiato, senza meriti, da decenni, al potere.


giovedì 7 novembre 2013

"Chi controlla le Regole controlla il Futuro: 9, 9, 14, 63".
9, 14 e 63 non sono numeri del lotto, sono la conferma di un disastro annunciato: quello italiano.
In "1984" il caro, grande, Orwell scriveva:

"Chi controlla il Passato, controlla il Futuro... chi controlla il Presente, controlla il Passato".
Rileggendo recentemente "1984" ho avvertito, palpabile, la sofferenza di Orwell uomo e scrittore. A un certo punto fa dire a Winston, il suo alter ego nel romanzo: "L'atto della scrittura sarebbe stato facile. Non avrei dovuto fare altro che riportare sulla carta quel monologo diuturno e inquieto che da anni, letteralmente, mi scorreva nella mente".
*   *   *
Torniamo ai numeri del disastro. "Chi controlla le Regole, controlla il Futuro".

Sapete quanti governi ha avuto la Germania nel dopoguerra? 9 per una vita media di 7,56 anni/gov.
E la Francia? Lo stesso: 9 governi, 7,56 anni/governo.
E la Gran Bretagna? 14 per una vita media di 4,86 anni per governo.
E l'Italia? 63 governicchi, per una vita media di 1,08 anni (13 mesi).
*   *   *
Controprova!
E sapete quanti governi ha avuto la Repubblica di Weimar (1918-'33)? Quella del casino sociale, della disoccupazione, e della superinflazione?
"Banconota" della Repubblica di Weimar.
Ne ha avuti 24, in 15 anni scarsi ha avuto 24 governicchi. Vita media? 7 mesi e mezzo l'uno. A cosa hanno portato le "regole" di Weimar?


Alla disperazione di un iintero popolo e, per finire, all'architetto (mancato) e incazzato della foto sopra.


martedì 5 novembre 2013

"A ciascuno il suo", di Leonardo Sciascia, in teatro.
Nelle tre scorse stagioni teatrali Fabrizio Catalano ha portato in scena "Il giorno della civetta"
il capolavoro di suo nonno pubblicato, giusto cinquant'anni fa, nel 1961.

Fabrizio Catalano, regista e scrittore

Il 6 novembre prossimo debutterà, al Teatro Parioli di Roma, A CIASCUNO IL SUO, di Leonardo Sciascia, adattamento di Gaetano Aronica, scene e costumi di Antonia Petrocelli, musiche di Fabio Lombardi e regia, per l'appunto, di Fabrizio Catalano.

ciascunoilsuo
“Il sonno della ragione” di Fabrizio Catalano
“…Proprio a proposito di A ciascuno il suo, Sciascia aveva dichiarato: L’indignazione e il disprezzo sono le mie passioni più forti, forse. I cittadini italiani, in questo scorcio di millennio, dovrebbero imparare a recuperare la capacità d’indignarsi, di disprezzare tutto ciò che è inutile e ingiusto; e conseguentemente – in nome di una ritrovata coscienza civica – a ribellarsi. Invece tutto langue, tutto è in mano a personaggi senza carisma e senza morale. La politica, la legge, la cultura; e anche il cinema e il teatro. E, abbiamo la percezione che, da più parti, s’inizi a sussurrare che il teatro italiano ha bisogno di un profondo rinnovamento. È vero: e, prima o poi, questa necessità si trasformerà in un urlo lacerante, in una assordante richiesta di riscatto: per chi sta seduto in platea e per chi, sul palcoscenico, al palcoscenico, dà la vita.
Il teatro non può continuare ad isolarsi dal contesto circostante, ad avvoltolarsi, ad avvizzire, ignorando i profondi mutamenti in atto nella nostra società. Il teatro è vita! Il teatro deve avere un cuore. E come un cuore, infatti, pulsa la scena di A ciascuno il suo: ambienti borghesi, addirittura opulenti, un’eleganza barocca, intrisa di simboli cattolici, su cui svettano delle creature misteriose – i mostri di Villa Palagonia, a pochi chilometri da Palermo – e a cui si sovrappongono gufi e pipistrelli, come ne Il sonno della ragione genera i mostri di Goya, tanto caro a Leonardo Sciascia. Ma A ciascuno il suo non è una storia fantastica: è cruda, indigesta realtà. Per questo, lo spettatore dovrebbe avere la percezione che tutto avvenga per la prima volta, in maniera imprevista, davanti ai suoi occhi. Questo è il teatro che sogniamo: non recitato, ma vivo. Gli attori sono veri come le loro menzogne.
Tutto è intrinsecamente siciliano e al tempo stesso universale, tutti fanno parte di un gioco febbrile e disgustoso – il gioco in cui ci si spartisce il potere – e chi non sta alle regole è, come Laurana, un cretino. La ragione continua il suo sonno – il suo sogno – ma, quando i cretini che ripudiano la corruzione aumenteranno, forse si risveglierà”.
note al testo di Gaetano Aronica
“Il percorso iniziato con Il giorno della civetta continua e si approfondisce con A ciascuno il suo.
Mentre nel primo romanzo Leonardo Sciascia apriva e chiudeva il discorso sulla mafia nel suo
passaggio dalla società rurale a quella urbana, qui non si parla quasi mai di mafia, essa è già
integrata nel tessuto sociale ed economico, acquisita nei rapporti umani. Non c’è una sola figura
positiva nella vicenda. I personaggi sono talmente compenetrati nei loro ruoli da non riuscire ad
immaginare un altro mondo possibile. Non sono nemmeno sfiorati dall’idea del cambiamento.
Tutto si compie con un’ambiguità spaventosa. Nascondono, ingannano, rimuovono al punto da
considerare le azioni fatte come estranee; se ne distaccano così tanto da mentire anche a sé stessi, come se non avessero coscienza del male. Vivono nell’impostura come se non dovessero mai morire o come se la morte, a un certo punto, non fosse altro che una formalità.”

domenica 3 novembre 2013

"Un italiano di valore al Quirinale".
Václav Havel, scrittore, drammaturgo, dissidente, esponente di Charta 77, perseguitato, malmenato, carcerato e, dopo la caduta della dittatura comunista, Presidente della Cecoslovacchia, scrisse in
"Il potere dei senza potere":
Václav Havel (Praga, 5 ottobre 1936 - Hrádeček, 18 dicembre 2011)
"Il cambiamento delle strutture deve partire dall'uomo, dal suo rapporto con se stessi e con gli altri [...] quando ci si disfa dell'uomo in nome dell'ideologia si perde il concetto discriminante di bene e di male, di verità e di menzogna, e alla fine non esistono più individui ma solo automi."

In Italia ritroviamo invece, al posto più alto, dentro al simbolo della Nazione stessa, un signore che è stato "tutto": parlamentare dal 1953, sostenitore dell'invasione sovietica del '56 a Budapest, responsabile "culturale" del Partito Comunista Italiano, presidente della Camera, ministro degli Interni, europarlamentare, senatore a vita. Corresponsabile, quindi, dello sfacelo di quest'Italia disastrata.
Ognuno ha quel che si merita.
A volte, quando bevo bollicine, specie se in barca, al tramonto, e la nostalgia mi assale, mi chiedo: "Perchè noi no? Perchè noi italiani non ne siamo capaci? ... sempre a calar la testa?".

Anni fa, su un Hanse 42', fra Giraglia e Capraia.
Sul finire della bottiglia mi consolo pensando che in Italia c'è, comunque, della gran bella gente (basta pensare a quanti si son fatti ammazzare dalle varie mafie e dalle tante porcherie assortite). In un ultimo guizzo di lucidità mi ripeto anche che il "sistema", in Italia, è progettato per allontanare i migliori e spartirsi la torta. Una torta che, preda di ingordigia, incompetenza e corruzione, diventa anno dopo anno sempre più piccola, piccola, piccola... e rende il Paese sempre più insignificante, insignificante, insignificante...". "A quando un italiano di valore al Quirinale?".





venerdì 1 novembre 2013

"Adolescente... e sciasciano".
Alcune settimane fa ho incontrato "A", una persona che mi vuole bene e che non vedevo da tempo: donna, 40enne, 2 figli, chirurgo di Pronto Soccorso, intelligente, accanita lettrice, ragiona con la propria testa.
A un certo punto mi ha detto: "Quando leggo il tuo blog, se non sapessi che sei iper-anta, penserei che scrive un adolescente incazzato. Ho incassato, senza batter ciglio, l'iper-anta e ho preso la considerazione come un complimento.

Statua di Leonardo Sciascia a Racalmuto.
Guidando, mentre tornavo a casa, frugando fra neuroni e sinapsi, alla fine ho capito a cosa mi aveva fatto pensare l'osservazione di "A": si trattava di una riflessione di Leonardo Sciascia.

Da  "Il sonno della ragione" di Fabrizio Catalano“, regista e scrittore.
"…Proprio a proposito di "A ciascuno il suo", Sciascia aveva dichiarato: L’indignazione e il disprezzo sono le mie passioni più forti, forse. I cittadini italiani, in questo scorcio di millennio, dovrebbero imparare a recuperare la capacità di indignarsi, di disprezzare tutto ciò che è inutile e ingiusto; e – in nome di una ritrovata coscienza civica – a ribellarsi. Invece tutto langue, tutto è in mano a personaggi senza carisma e senza morale. La politica, la legge, la cultura; e anche il cinema e il teatro. E, abbiamo la percezione che, da più parti, s’inizi a sussurrare che il teatro italiano ha bisogno di un profondo rinnovamento. È vero: e, prima o poi, questa necessità si trasformerà in un urlo lacerante, in una assordante richiesta di riscatto: per chi sta seduto in platea e per chi, sul palcoscenico, al palcoscenico, dà la vita.
* * *

Il testo sopra dimostra, alla luce del degrado della situazione morale, politica ed economica dell'Italia di questi decenni, la lucidità di analisi di Leonardo Sciascia e fa pensare a me stesso come a una... funzione geometrica... y = n*i + s  (dove le tante "i" stanno per: inguaribile, irrimediabile, indignato, infuriato, imbestialito, ingenuo, ifuribondo, ...) e la sola "s", sta per "sciasciano".