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venerdì 29 giugno 2012

Tripoli 1974, ragazze e polizia
A 18 anni mi saltò in mente di studiare l'arabo.
Dopo due anni di corso la maestra (una profuga italiana scacciata dalla Libia all'arrivo di Gheddafi) ci disse che sapevamo più o meno leggere e scrivere come dei ragazzini di quinta elementare.
Mi piaceva un sacco far svolazzare l'Alif madda, l'Alif wasla e l'Alif maqsura.
Nell'estate del 1974 andammo a Tripoli (eravamo una ventina) a fare pratica.
Di quel viaggio ricordo due cose.

Tripoli, Libia
Con Giuseppe S. passeggiavo in pieno centro. A un certo punto una cabriolet con due ragazze a bordo si accostò per chiederci se fossimo turisti e che lingue parlasssimo.
"Siamo italiani, massacriamo la lingua inglese e, da un paio d'anni, balbettiamo un pò d'arabo" risposi prima in italiano e poi in inglese.
Ci dissero che studiavano negli Stati Uniti, che erano rientrate per le vacanze estive e che si annoiavano a morte. Dopo qualche minuto da una strada laterale sbucò un poliziotto che cominciò a fischiare come un dannato, sembrava un arbitro di calcio. Prima di saltare in auto le ragazze ci dissero che dovevano andar via altrimenti avrebbero avuto guai perchè alle ragazze libiche era proibito intrattenersi con gli stranieri. Mentre si allontanavano urlammo loro il nome del nostro albergo: mai più riviste.
Tripoli, Libia, Parata 1° settembre 1984
La seconda cosa accadde alla parata del 1° settembre.
Fummo invitati ad assistere. I carri armati arrivavano da destra, facevano una "U" e poi passavano davanti alla tribuna d'onore. Uno dei carri prese la curva un pò larga e, per poco, non fece venir giù l'impalcatura degli scagnozzi di basso livello ascesi dopo il colpo di stato del 1° settembre '69. Non ci furono nè morti nè feriti ma (presumo) cazziatoni sì, e a tinchitè, dopo in caserma.

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