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giovedì 8 marzo 2012

Maternità.
Stelle, già dal tramonto,
si contendono il cielo a frotte,
luci meticolose
nell'insegnarti la notte.

Un asino dai passi uguali,

compagno del tuo ritorno,
scandisce la distanza
lungo il morire del giorno. 

Il ritorno di Giuseppe, Fabrizio De André, 1970
Ai tuoi occhi, il deserto,
una distesa di segatura,
minuscoli frammenti
della fatica della natura.

Gli uomini della sabbia

hanno profili da assassini,
rinchiusi nei silenzi
d'una prigione senza confini. 

Odore di Gerusalemme,
la tua mano accarezza il disegno
d'una bambola magra,
intagliata del legno.

"La vestirai, Maria,

ritornerai a quei giochi
lasciati quando i tuoi anni
erano così pochi."

E lei volò fra le tue braccia

come una rondine,
e le sue dita come lacrime,
dal tuo ciglio alla gola,
suggerivano al viso,
una volta ignorato,
la tenerezza d'un sorriso,
un affetto quasi implorato.

E lo stupore nei tuoi occhi

salì dalle tue mani
che vuote intorno alle sue spalle,
si colmarono ai fianchi
della forma precisa
d'una vita recente,
di quel segreto che si svela
quando lievita il ventre.

E a te, che cercavi il motivo

d'un inganno inespresso dal volto,
lei propose l'inquieto ricordo
fra i resti d'un sogno raccolto.

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