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venerdì 6 luglio 2012


La Svizzera: una Nazione atipica
Le riflessioni riportate sotto sono di un mio conoscente: sui quarant'anni, svizzero italiano, uomo di cultura, istruttore dell'esercito e direttore d'azienda.
"La Svizzera, nel contesto mondiale, è uno Stato atipico dove s’intersecano differenze linguistiche-culturali che convivono da più di 700 anni e che collimano in un’unica, solida identità nazionale.
Vi sono Cantoni ancora prevalentemente agricoli che convivono con regioni a vocazione industriale o con altri che basano la propria sussistenza essenzialmente sullo sviluppo del settore terziario.
Osservando la Svizzera si potrebbe pensare che ciò che è successo in questo paese possa ripetersi anche in altre realtà europee, senza rendersi conto che la Svizzera è una nazione dove la voce dei suoi cittadini è sempre stata padrona e dove si è spesso rinunciato a vantaggi di parte per un bene comune maggiore.

È questa la forza della Svizzera, e a ciò è dovuto il fatto che altri Cantoni, con realtà economiche ed interessi diversi, chiesero successivamente di aderire al Patto di Alleanza che strinsero i primi tre Cantoni, nel 1291, sul praticello del Grütli. Unico comun denominatore fu il fatto di avere la possibilità di autogovernarsi e di sottrarsi al giogo imperiale germanico.
Per secoli, per favorire la coesione interna, è stata adottata la soluzione del “giusto mezzo” dove tra interessi completamente diversi si cercava, sempre, di trovare una soluzione mediana che andasse bene a tutti, indipendentemente dal tipo di Cantone, ed in favore della Nazione intera.
Questa politica ha visto nascere la Svizzera lentamente, Cantone dopo Cantone, e con essa è nato uno stile di governo diverso da quello di tutti gli altri Stati Europei: un governo basato sulla concordanza. Nel governo svizzero sono infatti rappresentati tutti i maggiori partiti, le decisioni vengono prese collegialmente e, una volta prese, tutti i membri dell'esecutivo sono tenuti a difenderle e promuoverle indipendentemente dalle opinioni personali.
“Il giusto mezzo” è diventato il modo di vivere degli svizzeri, che cercano sempre di trovare la soluzione idonea a qualsiasi vertenza, metafora della vita che ci vede costantemente confrontati a ostacoli da superare e fiumi da attraversare.
Invece di intestardirsi nel voler attraversare il corso d’acqua lì dove ci si trova al momento, senza raccogliere informazioni o basarsi su verità assolute o sul buon senso, lo svizzero cercherà sempre un guado propizio per l’attraversamento.
A volte l’acqua lambirà appena le caviglie, altre arriverà fino alla cintola, altre ancora fino al collo, ma lui cercherà, sempre e comunque, il punto migliore per attraversare".

3 commenti:

  1. Pur riconoscendo alla popolazione svizzera la capacità di aver saputo realizzare un esemplare modello di civiltà che può essere solo un'utopia per altri Stati, penso che il modello svizzero, così coerente e omogeneo tra i diversi Cantoni, sia favorito da una realtà territoriale con caratteristiche geografiche ben precise.
    Sarebbe poco esportabile in Italia, tra regioni distanti quali per es. Trentino e Sicilia, agli antipodi non solo in termini di chilometri ma con profonde diversità storiche, culturali,differenti modi di concepire il lavoro e il modo di vivere e,perchè no, profonde differenze climatiche (con tutto quello che ne consegue)
    In tali condizioni la tanto agognata "comunità di intenti" e il "giusto mezzo" non possono REALISTICAMENTE avere lo stesso significato per tutti.
    Si potrebbe ipotizzare di iniziare a seguire l'esempio elvetico nell'ambito di ciascuna realtà regionale ma ciò richiederebbe comunque una capacità di "vedere oltre il proprio orticello" che a tutt'oggi siamo ben lontani dal raggiungere

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    1. Sono d'accordo con il commento, però nell'articolo si faceva presente che per "fare" la Svizzera ci sono voluti 700 anni e che il "modello svizzero" è difficilmente esportabile.

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    2. Piccola aggiunta: è' difficilmente esportabile, ma ciò non esclude che ci si possa provare.

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